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COSI’ EBBE INIZIO LA RICERCA
Un giorno del mese di aprile del 2003, Andrea Lauricella,
cercando tra le scartoffie dei ricordi, trovò una lettera che gli
aveva scritto Franco Prisco dalla Caserma "Piave" di Civitavecchia,
nel lontano mese dell’ottobre del 1966, nella quale, fra l’altro,
Franco gli diceva :
“Se un giorno passerai da Napoli, vieni a trovarmi, mi renderesti
felicissimo”. (da lettera originale)
E fu così che ad Andrea frullò in testa
l’idea di telefonare a Franco.
Cercato il numero telefonico che corrispondeva all’indirizzo di Via …..al
civico….di Napoli, chiamò immediatamente.
Al telefono, rispose una voce che si manifestava alquanto sospettosa e che,
subito, chiese :
“Ma chi è lei e perché cerca mio padre”.
Era il figlio di Franco Prisco, che abitava nella casa dei nonni, la stessa
dove abitava Franco nel 1966.
Andrea spiegò chi era e il motivo della telefonata, così ebbe
la promessa dal figlio di Franco che avrebbe riferito tutto al padre .
Infatti, non passò molto tempo, che squillò
il telefono in casa di Andrea ed una voce chiese :
“Cerco il Sig. Andrea Lauricella del 43° Corso A.U.C.
di Bracciano”.
Andrea capì subito chi era . Si, era proprio lui, Franco Prisco, dal
momento che il timbro della voce era rimasto lo stesso, era ed è una
voce inconfondibile, ed Andrea la ricordava benissimo.
Prima che Franco continuasse, Andrea gli disse :
“Tu sei , sicuramente Franco Prisco”
e così, subito dopo i soliti convenévoli di rito:
“ come stai… e cosa fai… e la tua famiglia…e
i figli…e il lavoro… “ ,
si cominciò subito a fare a gara nel ricordare avvenimenti e fatti avvenuti
durante il corso ed in particolare le caratteristiche più eclatanti dei
colleghi del Corso A.U.C.
Da quella telefonata, scaturirono contatti epistolari e telefonici che non si
sono più fermati.
Questi piacevoli e continui contatti fecero, sia ad Andrea e sia a Franco, nascere l’idea di far partecipe anche altri di questa gioia di ritrovarsi e di ricordare del periodo del Corso A.U.C. a Bracciano che, pur abbastanza pieno di sofferenze come le marce, le corse , gli studi, le interrogazioni, le vessazioni dei superiori ed ancora di più la mancanza di libertà, del mangiare bene, del sesso, ecc., ha certamente inciso in modo positivo e formativo su tutti gli allievi in modo determinante per il proprio futuro.
Allora subito si cercò di rintracciare, Alberto
Pirodda e Mario Favilla che erano stati tra gli ispiratori del Mak P, giornalino
dove vennero descritti le caratteristiche macchiettistiche emergenti di ogni
allievo del Corso.
Nel frattempo però,quando si dice che il destino abbia già programmato
determinati avvenimenti, anche Alberto e Mario si eranogià ritrovati,
dopo diversi anni, e, si sono ritrovati insieme così bene, che sono
diventati cognati (troverete i particolari nella
lettera di Alberto Pirodda).
Fu come se si fosse accesa una miccia inarrestabile, che a poco a poco, ci ha portato al risultato odierno. Al lavoro di ricerca si unirono anche Orazio Russo e Angelo Sinisi ed infine Massimo Setta che, subito, propose e mise in atto l’idea di creare il sito www.43auc.it , sul quale poter già effettuare il primo raduno virtuale di tutti gli allievi del Corso, ancor prima di effettuare quello vero a Bracciano.
Proprio sul sito si possono constatare gli ottimi risultati e i proponimenti nati da questa ricerca, che sono di buon auspicio per un Raduno a Bracciano di notevole partecipazione ed importanza, tale da essere ricordato dalle future generazioni .
D’altra parte, si è certi nella riuscita di questo progetto, dal momento che i 129 allievi del 43°Corso A.U.C. di Bracciano furono scelti tra circa 5.000 concorrenti e la conferma che tutti loro erano, ed ancora sono, "ragazzi in gamba" , cioè dei “veri comandanti” si è avuta da tutti questi anni trascorsi .
“ Tutti si sono realizzati
in uomini di successo, nelle varie professioni,
( insegnanti, presidi, medici, dirigenti pubblici e privati,
liberi professionisti, artisti, manager di proprie
aziende, diplomatici, ecc. ) ed ancor di più nell’aver
creato famiglie e tanti figli a cui lasciare il testimone di una vita vera vissuta
nel rispetto della famiglia, delle tradizioni, del proprio
lavoro ed in quello degli altri.”